LUOGO E IMPRESSIONE
Così come le oche
identificano la loro madre, subito dopo la nascita, nel primo oggetto che si
muove, così penso qualsiasi persona abbia il suo "imprinting" nelle
prime fasi della sua vita.
Sono stata a lungo
a pensare cosa fosse per me l’imprinting, a cosa pensassi nominandolo, e cosa
mi scaturiva internamente, le prime idee e i primi pensieri che si aprivano
dentro di me erano legati quasi sempre ai luoghi della mia infanzia, o a luoghi
che facevano o fanno parte tutt’ora della mia vita, la mia routine. L’elenco
risulterebbe lungo, partendo dalla mia prima casa, per arrivare al luogo che
per me è diventato casa, l’università. Ma ho deciso di soffermarmi sul “posto
del mio cuore”, quello che per me ha stabilito il punto di partenza, l’inizio e
allo stesso tempo il limite.
Avevo più o meno
6/7 anni quando i miei genitori decisero di buttarmi per la prima volta in
piscina, dopo aver provato quasi ogni tipo di sport, dalla danza,
all’equitazione, al basket; forse avevano capito che l’unico elemento che
riusciva a farmi stare tranquilla era proprio l’acqua; il classico detto “il
nuoto è lo sport più completo”, era questo il mantra di mio padre. All’inizio,
come ogni bambina, ero molto restia nell’entrare, avevo paura, paura di
ritrovarmi da sola, e non saper cosa fare, letteralmente affogare senza essere
salvata. Ma non è stato così. Sono entrata e mi sono sentita a casa, sentivo
che quel luogo mi apparteneva, come se dentro di me, una piccola parte, sapeva
già cosa dovessi fare, come dovermi muovere, avevo capito qual era il mio
posto. Ne rimasi estasiata, e mio padre più di me (da qualcuno dovevo pur aver
preso). Iniziarono le prima gare di nuoto, le prime medaglie vinte, sempre di
più dentro di me la voglia e la grinta di continuare aumentava. Ma tutto cambiò
nel momento in cui mi ritrovai con un pallone da pallanuoto tra le mani… ero
li, dentro l’acqua, senza mai aver maneggiato un pallone, senza mai aver fatto
una partita, ero sempre stata abituata solo a nuotare, avanti e indietro per la
vasca. Mi si apri un altro universo, il mio punto di vista cambiò completamente,
la piscina non era più la stessa, la sua forma, la sua funzione, i suoi limiti.
Quando iniziai a giocare a pallanuoto, capii che in realtà il mio posto non lo
avevo ancora trovato, ma mi si creò davanti nel momento stesso in cui presi la
palla.
Tutta questa storia
perché, riflettendoci sopra, sono arrivata alla conclusione che non è solo un
luogo, o paesaggio che sia, a darti l’imprinting; ma sono le emozioni e
sensazioni che provi all’interno di quel posto, tutto ciò che ti viene
trasmesso lì dentro è imprinting.
Ad esempio, trovandomi in una piscina, pur non
essendo la “mia” piscina, io ho, e avrò comunque determinate emozioni. Tutte le
sensazioni che provo quando entro dentro l’acqua, quando mi immergo ed inizio a
nuotare, quando mi tuffo e tocco il fondo, gli occhi che iniziano a bruciare
per il troppo cloro, sono sensazioni che non si possono esprimere a parole,
sono indescrivibili, ed io credo che sia proprio l’acqua l’elemento cardine del
mio imprinting, non solo un luogo fisico o un paesaggio preciso.
Nuotando, giocando,
tuffandosi in acqua fa creare un universo parallelo, proprio per questo ho
provato a sintetizzare in un’immagine cosa mi succede quando anche solo una
parte del mio corpo entra a contatto con una piscina, come se fossi trasportata
da un qualcosa di più grande e più forte di me, come una stella…
Commenti
Posta un commento